Un anno di scrittura - la mia evoluzione.


Il momento del cambiamento è l'unica poesia.
(Adrienne Rich)
 
Il primo tentativo di scrittura, dopo cinque anni di silenzio, è stato fra la fine del 2013 e l’inizio del 2014. Si trattava di una storia scritta di getto, senza progettazione né studio, alla quale attribuisco l’unico merito di avermi sbloccato le corde vocali. Arrivata a pagina 50, già non mi piaceva più. Ho quindi tirato un profondo respiro e le ho detto addio. Ho portato con me un paio di personaggi interessanti e ho approfondito la loro conoscenza tramite schede più dettagliate. Poi, mi sono messa all’opera su una nuova trama, ho nutrito la mia idea e l’ho sviluppata in modo più preciso sebbene non fosse - come mi sono resa conto man mano che scrivevo - ancora definitiva. Questo esattamente un anno fa.
Lo scorso inverno, siccome non ero soddisfatta della prima sezione, scaletta generale alla mano mi sono messa a saltare di palo in frasca occupandomi di scene e capitoli molto più avanti nell’economia della storia, come se fossero racconti a parte. So che si tratta di un modus operandi un po’ rocambolesco, ma questo lavoro: mi è servito da palestra stilistica e mi ha aiutato a creare un contatto profondo con i miei personaggi, che ora gestisco con maggiore padronanza. Ma soprattutto, nonostante gli inevitabili tagli che dovrò fare in revisione, ho prodotto molto materiale che in futuro potrà essere inserito nel romanzo.
Un paio di mesi fa mi sono sentita pronta per ricominciare a seguire l’ordine dei capitoli. Anzi: era assolutamente necessario perché iniziavo a non capirci più niente. Quindi, ho partorito il famigerato file excel, ho assoldato una “cavia” e mi sono messa all’opera su due fronti. Da un lato, sto riscrivendo completamente alcune parti ormai obsolete, mentre dall’altro sto integrando nella narrazione il lavoro già fatto, in particolare le pagine scritte durante l’estate del 2014.
I cambiamenti che ho notato mi hanno un po’ imbarazzata: certe scene erano così brutte che vorrei non averle mai scritte! Però, dentro di me, è germogliata la rincuorante consapevolezza di non avere perso tempo: ogni parola che ho scritto mi è servita per crescere. Ho compiuto una bella evoluzione e ora mi sento molto più forte e consapevole; sono sicura che migliorerò ancora.

Superamento di alcuni vecchi cliché personali.
La soluzione più comoda non sempre è la migliore. Al contrario, talvolta allungare la mano per afferrare un concetto ready-to-use può essere controproducente, perché il testo diventa ripetitivo, noioso. Andare oltre i limiti imposti dalla propria zona di comfort è una bella sfida per ogni scrittore e giova non solo alla riuscita dell’opera, ma anche all’ autostima.
Quando trovo soluzioni nuove per questioni vecchie ho quasi l’impressione di respirare meglio, è come se un mondo meraviglioso si spalancasse davanti ai miei occhi là dove prima c’era un muro.
Cambiamento, per me, è sinonimo di evoluzione, quindi ben venga la voglia di rinnovarsi!
Riduzione dell’info-dump.
L’accumulo di informazioni non utili alla storia è un difetto da principiante con il quale ho dovuto fare i conti per mesi, soprattutto quando ancora non avevo le idee chiare sul tipo di storia che volessi scrivere. Adesso sono diventata più brava – anche grazie al sesto senso di cui vi parlerò fra poco – a selezionare intuitivamente gli elementi da inserire nella scena, riesco a mettermi dei paletti e, soprattutto, a rispettarli. Certo la tendenza a dilungarmi c’è sempre, ma non si tratta di info-dump, bensì di prolissità. Ho smesso di aggregare informazioni in modo artificioso e grossolano, anche se a volte mi perdo nei pensieri dei personaggi e il loro dialogo interiore diventa infinito. Scorrevole sì, ma lunghissimo. Ci lavorerò!
-Eliminazione delle “d” eufoniche.
Molti dicono che l’utilizzo delle “d” eufoniche rappresenti la principale differenza fra uno scrittore e uno scribacchino, ma io mi facevo fagocitare dall’abitudine e le utilizzavo senza cognizione di causa.
La lingua italiana non è sotto una teca di vetro, negli ultimi anni si è evoluta. È inutile sindacare su regole e regolette di grammatica: le “d” sono oggettivamente brutte ed appesantiscono la narrazione. Eliminandole, lo stile diventa molto più scorrevole e pulito.
-Stile più personale e sicuro.  
Quando si trascorrono tanti anni in silenzio, la voce si riempie di ruggine: durante i cinque anni di buio avevo completamente perso il mio stile e ho dovuto reinventarlo da capo.  Le pagine scritte un anno fa, tremavano di paura, trasudavano un’insicurezza al limite della paranoia che mi impediva di osare come avrei voluto. Poi, la scrittura è uscita dalla gabbia e ha iniziato a brillare di una nuova luce.
“Qual è la mia voce?”  Pochi autori si pongono questa domanda perché le parole escono in modo spontaneo, sembra inutile fare autoanalisi. Anche io, all’inizio, evitavo di rimuginarci troppo. Solo quando gli interrogativi “chi sono?” e “cosa voglio esprimere?” hanno iniziato a farmi stalking, ho preso coscienza del carattere della mia scrittura, che rispecchia la mia personalità e il mio approccio nei confronti della vita. La scrittura è identitaria e il nostro stile si lega inevitabilmente al nostro modo di essere. Accettare la mia realtà interiore mi ha portato ad accettare anche il mio modo di scrivere, senza cercare di ingabbiarlo entro schemi predefiniti.
Per esempio, mi piace prestare attenzione ai dettagli ambientali e far sentire il lettore come se stesse guardando un film, mi piace rappresentare la post-modernità e la vita nella metropoli, evocare il mondo che conosco. Se a qualcuno piacciono i combattimenti sulla luna, forse non è il mio lettore tipo, e io non devo sentirmi inadeguata per questo.  Mi piace prestare fede alla terza persona limitata senza preoccuparmi se mi scappa qualche parolaccia di troppo, ergermi sopra gli stereotipi, perché non ho alcun bisogno di essere politically correct. Non voglio rassicurare il lettore con “la nebbia tanto densa che si può tagliare con il coltello”, ma trovare una strada personale per descrivere situazioni note. Mi piace variare il mio linguaggio, renderlo quotidiano e dissacrante, oppure poetico e colto a seconda delle mie esigenze narrative. E mi piace fare in modo che, nonostante i cambi di registro, rimanga sempre mio 
Fra i miei principali obiettivi c’è quello di diventare riconoscibile. Molti dicono che il blog lo sia già: perché non può esserlo anche il mio romanzo?
-Migliore gestione del Punto di Vista.
Credo che questa sia una conseguenza dell’evoluzione descritta al punto sopra: se la paura blocca la nostra espressività, diventa impossibile creare un contatto autentico con i propri personaggi ed entrare nella loro testa, li condanniamo a essere marionette nelle nostre mani. E la focalizzazione multipla non serve più a nulla, perché tutti parlano allo stesso modo, il linguaggio si appiattisce.
Ultimamente, quando scrivo, subisco una sorta di metamorfosi. È come se mi togliessi i miei vestiti e indossassi quelli dei miei ragazzi diventando ironica, sboccata o titubante a seconda delle esigenze. E sono sicura che, più la stesura andrà avanti, più questa fusione diventerà spontanea.
Inoltre, sono diventata più abile a gestire i limiti imposti da questo tipo di sguardo: non mi capita più di narrare una scena che avviene dietro le spalle del protagonista, per esempio, o di descrivere il suo aspetto fisico come se lo sguardo appartenesse a una donna… Vi giuro che quando ho visto queste cose (detto con sommo disprezzo!) stavo per appendere la tastiera al chiodo. Fortunatamente, l’allenamento ha dato i suoi frutti e ora, sotto pelle, ho qualche muscoletto.
-Più dinamismo nelle scene e maggiore dimestichezza con quelle difficili.
Questa è la terza conseguenza di una maggiore sicurezza. All’inizio avevo maggiore difficoltà a “muovere” i personaggi all’interno della scena e a gestire bene gli elementi che la compongono. Agivo senza una grande consapevolezza di come possa cambiare la resa narrativa con un dialogue-tag di troppo, o il protagonista bloccato dentro l’abitacolo di un’auto. Adesso riesco a comprendere meglio le mie esigenze e ad assecondarle intuitivamente, senza timori. Inoltre, mi sento più sciolta quando devo affrontare scene particolari, come quelle passionali o i litigi. Di questo, però, parlerò meglio in uno dei prossimi post.
Capacità di intuizione.
Con il tempo, lo scrittore matura una sorta di sesto senso che gli consente di comprendere, senza troppe paranoie, se le soluzioni che ha scelto sono quelle giuste. Tempo fa avevo parlato delle quattro fasi del cambiamento applicate alla scrittura: anche se la competenza inconsapevole è ancora distante, mi ci sto progressivamente avvicinando. Ora non è più una minacciosa utopia, ma una meta ambita e – si spera – raggiungibile prima dell’apocalisse.
Il lancio della patata bollente.
Quali sono stati i principali miglioramenti nella vostra scrittura? Come lasso di tempo indicativo, potete considerare un anno. Ma se qualcuno preferisce usare parametri non si senta vincolato dalla mia proposta. Anzi: lancio un meme!

Commenti

  1. Io già un anno fa avevo il mio stile (credo), ma nell'ultimo anno credo di esser migliorato ancora, in quanto a dimestichezza nello scrivere. Paradossalmente, adesso che sto affrontando seriamente il mio primo romanzo sono riusciti a scrivere in maniera ancor più sintetica e rapida di un anno fa, in cui mi concentravo molto di più sui racconti. Sono riuscito inoltre a capire i miei limiti e ad agire di conseguenza: per esempio, non sono molto bravo a descrivere le cose nei dettagli senza farla troppo lunga: per questo ho modificato il mio stile, e le mie descrizioni sono ora più veloci. Ho inoltre aumentato il mio "senso del ritmo": adesso capisco molto meglio che in passato che se c'è una scena in cui si menano le mani, le riflessioni e le descrizioni stanno a zero e anche i dialoghi devono essere rapidi e quasi "scagliati", mentre alle scene di dialogo posso dare invece una cadenza più placida e meno esasperata. Infine, ultimamente mi sto rendendo conto meglio delle emozioni che il mio testo evoca, più o meno il tuo "sesto senso": adesso capisco per esempio che una parte del mio romanzo è un po' statica e forse anche noiosa (anche se da un certo punto io voglio che sia un po' deprimente - è una faccenda un po' particolare).

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    1. Già, la consapevolezza del ritmo, non ci avevo pensato. Anche io all'inizio non sempre riuscivo a gestire coscientemente l'andamento della storia, mentre ora sto prestando maggiore attenzione a queste dinamiche, almeno per quel che riguarda le singole scene: il ritmo generale del romanzo sarà più facilmente comprensibile una volta completata la stesura, ed eventualmente si potrà intervenire in fase di revisione.

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  2. "Come siamo migliorati come scrittori?"
    Potrebbe essere il titolo di un mio post, ma ho paura uscirà dopo l'estate.
    In un anno credo ben poco, a dire la verità. Ho scritto pochi racconti, avuto parecchie idee in più per le storie e ho iniziato un romanzo che è da ricominciare da capo.
    Un disastro, quindi :D

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    1. Effettivamente i miglioramenti si vedono se ci si allena con una certa costanza, proprio come avviene con lo sport. Certo, uno che va in palestra una volta a settimana è più allenato di no che non ci va mai, ma basta saltare un appuntamento per ammosciarsi! :-D

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  3. Bello questo post di auto analisi, molto accurato e sincero.
    Io non so. Credo che il viaggio nell'universo di Sherlock Holmes mi abbia molto affinata come autrice. Scrivere a volte per convenzione in linguaggio ottocentesco mi rende più consapevole del cambiamento della lingua, anche a livello di frasi e sintassi. Ricordo di aver scritto in due testi più o meno lo stesso concetto una volta con il punto di vista dell'Holmes di Doyle e una volta con quello dello Sherlock odierno della BBC. I personaggi dicevano le stesse cose, vedevano il mondo allo stesso modo, ma lo esprimevano con lessico e sintassi diversissimi ( ad esempio l'Holmes classico esordiva con un periodo di 16 righe, che credo sia quello più lungo che abbia mai scritto, mentre lo Sherlock moderno metteva un punto ogni due/tre parole). Quest'esperimento mi ha dato l'idea di avere finalmente un minimo sindacale di padronanza stilistica.
    Adesso credo di sapere di più quello che voglio e come lo voglio, ma ancora, spesso non mi riesce di ottenerlo. Mi rendo conto che a volte mi tradisce la trama, più che lo stile, ma non sempre so come porvi rimedio...
    E comunque io le d eufoniche un po' le difendo, poverette, come gli avverbi in -mente. Non mordono e non sporcano!

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    1. Io invece difendo l'aggettivo, odio le d eufoniche e sono neutrale rispetto agli avverbi in "mente", che paragono a un superalcoolico: un bicchiere ogni tanto va bene, ma è meglio non esagerare.
      In quest'anno sono riuscita a conoscere diversi blogger/scrittori e credo che tu sia una delle persone più esperte con cui abbia avuto modo di interagire. So che ridi quando ti do della professionista, ma il lavoro fatto con Holmes come descritto in questo post dimostra che lo sei! :)

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  4. Allora, diciamo che rispetto a una volta credo di aver capito alcune cose. I personaggi devono essere fatti di ciccia, non idee. Prima scrivevo storie dove i personaggi non esistevano, c'erano solo le mie idee. Li schiacciavo, facevo fare loro tutto quello che volevo io con risultati discutibili (no, non discutibili: orrendi). Ho imparato a osservare meglio, a scegliere con più cura. Cerco di usare un italiano più sobrio, con periodi brevi e (lo spero) efficaci. Soprattutto mi auguro di imparare ancora un po' di cose!

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    1. I personaggi sono uno dei pochi elementi con cui non ho mai avuto problemi. Credo di saperli gestire piuttosto bene.
      Perché cerchi di usare un italiano più sobrio? Rispecchia maggiormente il tuo stile o vuoi avvicinarti maggiormente al lettore? :)

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  5. Quando ho riletto la prima stesura del mio romanzo, mi sorprendevo spesso a chiedermi: "Ma davvero io ho scritto 'sta roba?". E non mi stavo esattamente complimentando con me stesso. Incoerenze ve ne erano poche, perché avevo cominciato a scrivere con in mente una storia già completa in quasi ogni dettaglio, ma lo stile era davvero quasi tutto da costruire.
    Allo stato attuale sono soddisfatto di quasi tutto. Ci sono alcune parti che ancora, sempre stilisticamente, non mi suonano come dovrebbero, e la loro revisione è quel po' di lavoro che ancora mi resta da fare.

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    1. Come ti capisco! Credo che ciascuno di noi, leggendo le proprie bozze (specialmente se prima non si è scritto molto o, come nel mio caso, non si è scritto per tanto tempo) provi una sorta di schifo misto a vergogna. Questo dipende dal fatto che noi cambiamo, e con noi cambia il nostro stile. Dobbiamo fare diversi esperimenti prima di trovare il nostro, come quegli adolescenti che prima sono punk e dopo sei mesi diventano gabber... da adulti, poi, si stabilizzano! :)

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  6. Non saprei definirlo in dettagli... Provandoci, direi una maggiore rarefazione del linguaggio e una più elaborata ricerca delle parole.

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    1. Prima ero più verboso per così dire, usavo venti parole quando ne bastavano quindici. Adesso quando ne bastano quindici ne uso tredici ;-)

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    2. Okay, ora è chiaro. Io invece prolissa sono e prolissa resto! :-D

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  7. La pigrizia. L'uso di concetti vacui come "tutto" o "nulla" e gli assoluti per fare prima, invece di dare luogo a un costrutto più articolato. Si fa presto a dire "bellissima", ci vuole pazienza per dire solo "bella" e far capire come lo sia. Comprendere che i miei riferimenti culturali non sono quelli di chiunque, quindi al limite spiegarli. Mi accodo a Tenar: adesso la cosa più complessa è tenere incollato qualcuno per 200 pagine. Si parte col botto... il finale sarà epico... dannazione che fatica le parti di mezzo.

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    1. Mamma mia che paura quando ho visto il tuo commento! Comunque, benvenuto! :)
      D'accordissimo sull'utilizzo di concetti troppo generici. Io, per esempio, come ho scritto qualche tempo fa in un post, aborro la parola "cosa": se la "cosa" ha un nome, perché non usarlo?

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  8. Personalmente credo di aver fatto un salto avanti e uno indietro. Ho maggiore consapevolezza di me, ma anche delle mie lacunee. Conosco la forza della mia scrittura e, adesso, conosco anche la sua debolezza. Il resto di questo 2015 probabilmente lo passerò a riempire i vuoti e a irrobustire i pilastri. Se riesco in ciò che mi propongo di fare... be', vedremo. Inutili i pronostici. :)

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    1. Perché consideri aver preso coscienza delle lacune un passo indietro? Secondo me è il più importante dei passi avanti. Nessuno nasce perfetto, e quando si accetta questo dato di fatto con serenità e umiltà si può solo migliorare. :)

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    2. Perché per prendere coscienza delle lacune bisogna fare, appunto, un passo indietro.

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    3. Bisogna mettere in discussione le proprie certezze, ma non riesco a considerarlo un vero e proprio passo indietro. :)

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  9. Sappi che ti ammiro perché riesci a guardarti con distacco.
    Intanto volevo dire questo per iniziare, perché il tuo post mi ha fatta pensare ai miei progressi. Dando un'occhiata a ciò che scrivevo una volta mi rendo benissimo conto dei progressi che ho fatto, vedo che la lettura è più scorrevole, che alcuni meccanismi della trama sono meglio strutturati, che non vado alla velocità della luce a faccio accadere tutto in un attimo (errore tipico del principiante entusiasta xD), ma non ci avevo mai pensato prima.
    Credo che mi farebbe bene fermarmi e dare una sbirciatina indietro. Per tornare a guardare avanti, vedere lunga strada che devo ancora percorrere, e ricominciare a camminare soddisfatta, con più lena di prima, perché ho visto i progressi compiuti sin ora :)

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    1. La capacità di osservarmi dall'esterno nasce da tanti anni di meditazione e di vicinanza alle filosofie orientali, cosa che insegna a valutarsi oggettivamente ma senza giudizio, come dei semplici testimoni. Non necessito di complimenti, però: ci possono arrivare tutti! :)

      Pensa che io faccio l'errore opposto al suo: mi faccio prendere la mano da tutto ciò che vorrei dire e tendo a dilungarmi in modo eccessivo, per poi trovarmi costretta a tagliare.

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  10. Tra te e Grazia, questa settimana ci costringete all'autoanalisi, eh?
    Sarei tentata di dirti che non è cambiato molto in un anno, perché i cambiamenti radicali ci sono stati negli anni precedenti, ma riflettendoci meglio non è vero. Credo di essere più consapevole nella costruzione della trama rispetto a prima e di alcuni problemi del testo. Come ho detto anche a Grazia, magari ci penso su e tiro fuori un post.
    PS Comunque spero che me lo dirai tu se è cambiato qualcosa da un anno in qua...;)

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    1. Giuro che io e Grazia non ci siamo messe d'accordo! :-D
      Sono curiosa di leggere il tuo romanzo, ma dal pc non sono riuscita ad aprire il file, proverò a spostarlo sul kindle. Se oltre al Moby avessi anche un pdf potrei iniziare a leggerlo subito!
      In ogni caso, i cambiamenti forse sono pochi perché hai già terminato la tua gavetta, sei molto più avanti di me. ;)

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  11. Provero' a scrivere un post, sai che adoro i meme... Anche se al momento non mi vengono in mente molte note positive per la mia pagella annuale!

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    1. Sono sicura che troverai molti più cambiamenti di quanti ti immagini. ;)

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  12. All'inizio i miglioramenti erano molto rapidi. Se rileggevo i miei scritti a distanza di mesi, mi veniva voglia di cambiare tutto! Adesso devo andare indietro di anni per sentire la stessa distanza. Comunque tra i miglioramenti più importanti metterei la fiducia nella capacità di darmi un metodo (mutevole, ma sempre metodo) e il fatto di scrivere in modo più pulito da ridondanze e frasi fatte.

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    1. Già, i miglioramenti sono sempre nei primi tempi, poi ci si stabilizza. Il mio caso è particolare perché, avendo ricominciato a scrivere dopo un lungo silenzio, ho dovuto reinventarmi, ripartire da zero. :)

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  13. Raccolgo il consiglio e parto con il post. A presto

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  14. Bello questo post Chiara!
    In questo ultimo anno credo che la mia scrittura sia migliorata in particolare nei dialoghi e si, ho eliminato le "d" eufoniche. Penso però di avere ancora molto da migliorare, mi aiuta molto lo scambio di idee nei blog, utilissimo.

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    1. è vero: confrontarsi con gli altri offre sempre nuovi spunti. Penso di essere cresciuta molto grazie alla condivisione con gli amici bloggers. :)

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  15. Hai descritto una straordinaria evoluzione: non puoi che esserne fiera!

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    1. Ti ringrazio moltissimo, anche se questo viaggio è ancora all'inizio. :)

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